I repentini aumenti dei carburanti di questi giorni hanno di nuovo attivato l’allarme legato ai rincari: una tendenza che ha flagellato le nostre tasche e a cui ormai guardiamo, comprensibilmente, con grande preoccupazione. Non è un caso, infatti, se – come ha rivelato un recente sondaggio – per il 2025 il pessimismo alle nostre latitudini la faccia da padrone: due italiani su tre non si aspettano miglioramenti della situazione complessiva del Paese, sei su dieci (specie tra i ceti popolari) temono un aumento del costo della vita. E come dargli torto?
Il timore, adesso, è che la fiammata si possa riaccendere. L’impressione, infatti, è che sugli italiani si stiano per abbattere rincari speculativi che interesseranno non solo i carburanti, ma anche le bollette di luce e gas, nonostante non vi siano al momento elementi concreti – ovvero: giustificazioni – in grado di spiegare la crescita di prezzi e tariffe. Rincari che, se non fermati per tempo, aggraveranno la spesa energetica degli italiani, influendo sulla capacità di acquisto dei cittadini e sulla propensione ai consumi.
Da mesi, in perfetta solitudine, invochiamo provvedimenti tesi a sostenere il potere d’acquisto dei consumatori. Ma ancora una volta non registriamo alcun segno di vita dall’esecutivo: encefalogramma piatto per chi sembra aver deciso, come linea di principio, di evitare qualsiasi misura a rischio di alterare il mercato e di non muovere un dito senza il placet di multinazionali, gruppi d’interesse e compagnia cantante. Un modus operandi inedito per questo campo politico (altro che destra sociale..) tradizionalmente attento a certe questioni, ma che – ci perdoneranno i “patrioti” – in sé non è affatto nuovo e non si discosta in nulla da quello dei governi precedenti.
Il governo, però, deve stare attento con questo giochino. Andando avanti, certo, incasserà l’approvazione di potentati e corporation, la simpatia della bella società e di quei circoli di ricconi che fino a ieri la guardavano dall’alto in basso. Ma, proseguendo su questa strada, potrebbe capitare quello che è già successo agli esecutivi di ieri (chi ha detto Draghi?), che hanno lasciato strada libera a ogni genere di rialzo e aumento senza mettere in campo provvedimenti per tutelare le tasche dei cittadini. Per poi, però, pagarne il conto alle urne come la Meloni sa benissimo, avendone tratto diretto vantaggio.
Da questo punto di vista, il 2025 sarà un anno di campagna elettorale permanente, visti i tanti appuntamenti in programma. Il redde rationem per un governo inerte sul piano economico potrebbe arrivare presto, molto presto. Capito, cara Giorgia?