Appello agli avvocati “socialmente impegnati”: il volontariato paga sempre, anche se l’impegno costa molto!


Chi fa parte di un’Associazione, di un ente no profit, passa la vita a fare volontariato – mettendo al servizio dell’ente in questione la propria conoscenza professionale e il proprio talento. Questa è la norma. A volte, però, c’è anche di più: a volte si sceglie di dedicarsi anima e corpo al volontariato – sono casi rari, sì, ma disinteressati e nobili e per questo ancor più importanti – anche a costo di investire risorse personali, private, in questa attività. Anche a costo di spendersi oltre il proprio interesse.

Certo, immagino l’obiezione: perché dovrei farlo? Perché “rimetterci” di tasca propria? Beh, ma è ovvio. Per passione, per scelta di vita, per carattere e storia personale. E poi perché in questo modo si può generare un circolo virtuoso, capace di dar vita a opportunità significative per l’ente di volontariato di turno.

Le due realtà – privata e volontaristica – quindi, possono incontrarsi. Ne sono esempio le associazioni dei consumatori: qui, i clienti “collettivi” degli studi legali coinvolti possono scegliere di sottoscrivere volontariamente la tessera di iscrizione all’Associazione (gli studi legali privati hanno spesso svolto e svolgono ancora il meritorio compito di far crescere la sensibilità consumeristica così come è stato per le altre associazioni legate a grandi sindacati, come ad esempio per la Federconsumatori con la Cgil o la Cisl per Adiconsum o la Uil per Adoc, che reclutano gli iscritti tra i lavoratori che si rivolgono a loro). Così si riescono a mantenere in vita le associazioni dei consumatori e spesso una parte degli onorari dovuti allo studio dai clienti delle azioni collettive venivano e vengono versati alle associazioni quali quote di iscrizione (al fine di mantenere il numero di iscritti necessari per poter rimanere nell’elenco del Cncu).

Lo stesso continuano a fare tutti gli avvocati coinvolti, anche in presenza del concesso gratuito patrocinio all’associazione, in occasione del quale gli avvocati rinunciano agli onorari che altrimenti graverebbero sull’erario.

Questo sistema ingegnoso di joint venture (i legali passano i loro clienti alla associazione e l’associazione promuove le azioni collettive gestite dai vari legali in tutta Italia), tanto per fare un esempio, ha trasferito ogni anno dai legali al Codacons (e mai viceversa) in 10 anni migliaia di iscritti e decine di migliaia di euro di quote di iscrizione – consentendo alle associazioni di sopravvivere. Checché ne dica qualcuno: come quando, per sfottere il consumerismo, il Giornale o Libero pubblicano la mia “ricca” denuncia dei redditi.

A casa Codacons – la realtà che, ovviamente, conosco meglio – con questa virtuosa gestione congiunta tra gli studi legali (o class action) e le associazioni si è realizzato però anche un grandissimo e importantissimo fine sociale: far accedere alla giustizia migliaia di truffati dalle banche, lavoratori precari o medici sfruttati durante la specializzazione, a costi molto bassi e con una importante azione calmieratrice dei costi della giustizia. Un obiettivo essenziale, che in realtà costituisce il vero fine delle iniziative dell’Associazione.

Investire sé stessi e le proprie risorse nel mondo del volontariato, insomma, paga sempre. Posso garantirlo di persona. Ecco perché, oggi, condivido un annuncio: avvocati “socialmente motivati” di tutta Italia, fatevi avanti! Entrate nel grande apparato nazionale dell’ULN (ufficio legale nazionale Codacons) e forse lavorerete anche di più, guadagnerete di più ma almeno avrete anche la soddisfazione di far crescere la forza e le organizzazioni dei cittadini!

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