Se la prendono con gli ambientalisti ma per il clima non fanno nulla


Il copione, ormai, è noto: gli attivisti di Ultima Generazione arrivano, si mescolano tra i turisti, entrano nella fontana, liberano polvere di carbone nella fontana contro le fonti fossili e – proprio mentre vengono trascinati via, insultati e via dicendo – denunciano il tema che gli sta a cuore: il drammatico ritorno al fossile, la crisi climatica ed ecologica, la catastrofe imminente. Tutte cose di cui non parla nessuno, e di cui si torna a parlare solo quando accade una catastrofe come quella dell’Emilia-Romagna.

Stavolta lo scenario del blitz è stato quello della Fontana di Trevi. L’originale, non quella che è stata replicata nella cittadina brasiliana di Serra Negra, e che ha scatenato un boom di visitatori disposti a tutto per lanciare la monetina nella replica in gesso e silicone di uno dei monumenti simbolo di Roma. Qui, la protesta ha ancora una volta messo al centro del discorso il tema dell’ambiente, denunciando le responsabilità di una classe politica che rifiuta, ormai, di vedere l’evidenza. Una classe politica che, direbbe De André, “si costerna, s’indigna, s’impegna poi getta la spugna con gran dignità“.

Il coro delle polemiche, ormai, è fisso nei TG e sui giornali: tutti a dargli all’ambientalista, come se fosse lui (o lei) responsabile di questo disastro in cui ci troviamo. Ministri, assessori, sottosegretari, uscieri e portaborse, tutti si danno alla morale facile, tutti strepitano come se non ci fosse un domani, accusando di vandalismo, danneggiamento, addirittura associazione a delinquere – e chi più ne ha, più ne metta – persone che di sicuro criminali non sono, e che hanno trovato un solo modo per farsi ascoltare nella società in cui ci troviamo.

A leggere le loro ragioni, la prospettiva cambia (e di molto) rispetto ai continui j’accuse dei politici nei loro confronti. Dice infatti un attivista:

Sono Mattia, ho 19 anni e ho deciso di fare disobbedienza civile perché la tragedia orribile vissuta in questi giorni in Emilia Romagna è un’avvisaglia del futuro nero che attende l’umanità, fatto di siccità alternata ad alluvioni sempre più frequenti e violente. Secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale stiamo per superare la soglia di 1,5°. Questo significa che i nostri figli potrebbero morire di fame e di sete. E che potremmo essere in tempo per vederlo. Secondo la Banca d’Italia, per di più, una casa su quattro è a rischio alluvione in Italia, con danni stimabili in tre miliardi ogni anno. L’unica possibilità per evitare che accada è fermare le emissioni legate ai combustibili fossili. Il nostro Governo, invece, continua imperterrito a regalare all’industria del fossile finanziamenti pubblici per decine di miliardi di euro ogni anno. Noi abbiamo deciso di ribellarci a chi ci sta condannando a morte. E invitiamo genitori, nonni, fratelli e figli preoccupati a unirsi a noi.

Tutto molto ragionevole, tutto molto vero. Certo, si può discutere dei metodi, a volte davvero disturbanti nei confronti di cittadini incolpevoli del disastro in atto, a volte inefficaci, a volte sbagliati, ma bisogna essere chiari ed evitare qualsiasi ipocrisia: la crisi climatica che denunciano è un fatto ormai innegabile, l’impatto sull’Italia è certo e senza interventi rapidi sarà distruttivo. Hai voglia a pretendere che gli attivisti si presentino in giacca e cravatta, dando per inteso che le loro ragioni sarebbero ascoltate con tutta calma intorno a un tavolo: il tempo scorre e quel tavolo non c’è, non c’è mai stato.

Senza proteste clamorose, senza ribellioni palesi, in questa nostra Italia di oggi non si muove foglia che il potere non voglia. Per questo insisto, anche se so di sollevare un vespaio: non posso che prendere le difese di chi dice che investire in camburanti fossili sia uno scandalo, per la sola ragione che chi lo sostiene dice la verità. Non posso che stare dalla parte di chi non ha altri modi e strumenti per sollevare il problema dell’ambiente, cioè della nostra vita.

L’ambientalismo ha bisogno (anche) di queste iniziative, in un momento drammatico come quello in cui ci troviamo: prendersela con chi le denuncia è il modo migliore per non far cambiare mai le cose. Ma si sa, nella vita c’è chi guarda la luna – e chi solo il dito.

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