ALTRO CHE RIPRESA


Cari Amici,

riparte, come una trita messinscena cui siamo costretti ciclicamente, la consueta tiritera sugli ultimi dati economici. A fronte dei dati Istat – che dovrebbero mettere la parola fine a qualsiasi controversia –  le interpretazioni sono come al solito di ogni tipo. Per la maggioranza l’occupazione sale, per l’opposizione scende, per qualcuno staziona. Risultato: nessuno ci capisce nulla. Quello che è sicuro è che il lavoro, per troppi, ancora non c’è: mentre i soliti noti dibattono sui meriti e le colpe, nessuno ricorda che il tasso di disoccupazione, nel 2007, era al 6,1%. Comunque la si metta, quindi, nel giro di pochi anni la situazione è precipitata: la mancanza di lavoro ha effetti a catena sull’ economia nazionale, perché impoverisce le famiglie, deprime i consumi e danneggia imprese e industrie.

Stesso discorso per l’inflazione: nonostante i dati spingano all’ottimismo, la deflazione che attanaglia il Paese appare in rallentamento solo perché sono aumentati i prezzi e le tariffe nel settore dei trasporti e in quello delle vacanze. Un fenomeno che si ripresenta puntuale ogni anno: nei mesi estivi crescono i prezzi dei biglietti aerei, marittimi  ferroviari, le tariffe di stabilimenti, campeggi, alberghi e strutture ricettive, e più in generale tutto il comparto turistico adatta i listini all’alta stagione. Questo porta a falsare i dati sull’inflazione, che appaiono in miglioramento solo per effetto di una illusione ottica.

Altro che meriti, ripartenze, #voltebuone: le bugie hanno le gambe corte, e infatti il nostro PIL rimarrà – anche quest’anno – nell’universo dei prefissi telefonici: una triste condizione cui siamo ormai abituati. I profeti della ripresa devono (una volta di più) riporre i proclami e gli annunci, e sperare che noi tutto ci dimentichiamo le previsioni sgangherate che ci hanno rifilato per mesi, seduti sulle comode poltrone dei talk show televisivi, o dalle colonne di qualche “giornalone” che non ci azzecca mai.

Basta buttare un occhio su indicatori che tutti considerano minori, ma che minori non sono affatto: nel mese di aprile 2016, secondo quanto rilevato da Terna (la società che gestisce la rete elettrica nazionale) la domanda di elettricità in Italia ha fatto registrare, a parità di calendario e temperatura, una flessione dell’1,8% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Tradotto: gli italiani tagliano anche sull’energia elettrica, un pessimo segnale che dice più di tanti grafici.

Non vedo come una situazione del genere possa far sperare in una ripartenza del Paese a stretto giro. Se va bene, serviranno anni per tornare ai livelli pre-crisi.

Specie se, riguardo al lavoro, le buone idee mancano come il pane.

A presto,

CR

 

 

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