AL SUD, IL FUTURO ERA IERI


Cari Amici,

ormai tutto si dimentica in fretta. I ricordi intollerabili sono i primi di cui ci liberiamo, mentre giornali e TV voltano subito pagina.

Tornare su fatti tragici di mesi o anni precedenti costa spesso una certa fatica. Ma conviene farlo, almeno stavolta.

I fatti, in questo caso, sono noti a tutti. Parliamo dello scontro frontale tra due convogli della Ferrotramviaria che il 12 luglio scorso, sulla tratta ferroviaria Corato-Andria. Una vicenda di portata nazionale, ma che è stata rapidamente relegata nelle cronache locali, come i furti di galline e le liti di condominio.

Peccato, però, che quell’incidente abbia provocato 23 morti e 50 feriti. Studenti, pendolari, anziani. Persone comuni che molto probabilmente un’automobile non potevano proprio permettersela, e che quindi erano “costretti” ad affidarsi alle linee ferroviarie meridionali.

Negli ultimi giorni la Procura di Trani ha rilevato l’ovvio: ovvero, che è talmente obsoleto da non essere più riconosciuto neanche come sistema di sicurezza il ‘blocco telefonico’ a cui era affidata la sicurezza sulla tratta ferroviaria Corato-Andria. A pensarci, è roba da Far West: i due capistazione che dialogano con i colleghi delle stazioni più vicine – tramite fonogrammi – per avvisarli della presenza di un treno in marcia verso di loro. E richiamare epoche dimenticate non è una esagerazione: sulla tratta a binario semplice in questione, il sistema di consenso telefonico era in uso da oltre sessant’anni (!), senza alcuna modifica e nessun aggiornamento.

Altro che slogan e promesse: giù al Sud, il futuro era ieri.

Non c’è nulla di cui stupirsi, se 8 euro su 10 per l’ammodernamento ferroviario vengono spesi da Roma in su, gli investimenti ferroviari al Sud sono scesi del 20% in più rispetto alla media nazionale, addirittura un capoluogo (Matera, peraltro capitale europea della cultura) rimane tagliata fuori dalla linea ferroviaria perché mancano 20 km di binari che dovevano essere pronti nel 1986.

È tutto perfettamente logico, da questo punto di vista. Anche il fatto che in Puglia i treni debbano procedere a 50 all’ora su 11 linee a rischio sicurezza; mentre al Nord, l’alta velocità permette ai treni di sfrecciare verso Lione e il Centro Europa.

Non è un caso, ma una scelta. Conviene farsene una ragione, o raddoppiare gli sforzi per contrastarla.

A presto,

CR

 

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