Anche quest’estate, puntuale come le zanzare a luglio, è arrivata la stangata sulle vacanze estive. E come ogni anno, lo Stato guarda, tace e tollera. I cittadini invece pagano, zitti e rassegnati. Ma stavolta no: io, a una vergogna simile, proprio non ci sto.
Sono oltre 8 milioni gli italiani che il mare quest’anno lo vedranno col binocolo, perché non possono permetterselo. E chi invece riuscirà a partire, dovrà affrontare rincari da capogiro, come se la villeggiatura fosse un privilegio da pagare a peso d’oro.
I dati ufficiali dell’Istat sono un pugno nello stomaco: +38,7% per i voli nazionali. +19,6% per i traghetti. +8,7% per i pacchetti vacanza. Aumenti su case vacanza, b&b, musei, ristoranti, gelaterie, bar… Eppure il tasso generale di inflazione è sotto controllo. Guarda caso, solo le voci legate al turismo hanno registrato una decisa crescita. E chi ci rimette? Sempre i soliti: i cittadini, specie quelli delle classi più deboli. Una “famiglia tipo” spende 559 euro in più l’anno. Una famiglia con due figli arriva a 761. E tutto questo con l’inflazione generale all’1,7%. Siamo alla farsa.
Ma il peggio deve ancora venire, e puntualmente arriva quando i soliti “esperti” della TV ripetono a pappagallo: “Basta non partire, e si risparmia.” Ah sì? Che geni! E allora per risparmiare sul gas basta non cucinare. Per risparmiare sull’acqua basta non lavarsi. E per risparmiare davvero, sapete che c’è? Basta non respirare. Siamo arrivati al punto di dover rinunciare a un diritto – sì, un diritto – per non finire in rosso?
Perché non dimentichiamolo: la vacanza è un diritto. Un bene essenziale per la salute, la famiglia, la dignità della persona. E lo Stato, anziché proteggerlo, accetta che diventi ogni anno più inaccessibile. Ormai partire per le vacanze significa subire un prelievo forzoso, mascherato da economia di mercato, che in molti non possono sopportare.
Siamo di fronte a una palese speculazione generalizzata: ci sarà ancora qualcuno in grado di accorgersene?
Io dico: alziamo la testa. Non lasciamo che ci rubino anche l’estate. Continueremo a denunciare, a presentare esposti, a chiedere regole. Ma serve un risveglio. Serve che le persone si accorgano della realtà. Non possiamo più accettare che una settimana al mare diventi un privilegio. Non possiamo accettare che la risposta sia: state a casa. No. La casa, e l’ufficio, ce li siamo fatti bastare per troppo tempo. Tornateci voi, se vi piacciono tanto.




