Solidarietà a Michele Santoro


Il modo con cui Lucia Annunziata ha trattato il collega giornalista Michele Santoro mi impone un atto di spontanea solidarietà.

Riassunto della vicenda: nel corso della puntata di “Mezz’ora in Più” andata in onda il 6/6/2021 è andato in scena un siparietto tra la conduttrice e l’ospite in studio Michele Santoro che necessita di una presa di posizione.
Queste le frasi dello scambio:

“Scusa ma tu adesso non eserciti nel senso che non hai una tua trasmissione e vieni qui a farci notare queste cose?”. A sua volta Santoro ha risposto per le rime: “Non ho una mia trasmissione ma sono un giornalista..”. Come a dire: posso parlare e criticare eccome. Poi si è alzato ed è andato via ancora borbottando con ilarità: “Io non esercito…”. ”

Mezz’Ora in più, puntata del 6/6/2021

Ora, torno alla mia solidarietà. Non la esprimo certo perchè Santoro sia stato mio compagno di scuola a Salerno – anche lei lo è stata! – ma perchè è vergognoso che una giornalista accusi un collega di non fare bene il proprio mestiere solo perchè non ha una cuccia calda che lo metta al sicuro in RAI (purchè ovviamente faccia quello che la RAI chiede). Questo è inconcepibile, e diventa arroganza, addirittura superbia quando si arriva a dire che il giornalista Michele Santoro non esercita più la professione di giornalista perchè “non ha una trasmissione“.

D’altronde basta leggere il significato, nella versione Dantesca, dei termini superbia e superbi:

Superbia e superbi. – La s., nella dichiarazione dell’ordinamento del Purgatorio, è presentata da Virgilio, insieme con l’invidia e con l’ira, come uno dei tre modi per cui l’amore di elezione può ‛ torcersi ‘ al male (Pg XVII 91-100): il superbo, appunto per esser suo vicin soppresso, / spera eccellenza, e sol per questo brama / ch’el sia di sua grandezza in basso messo (vv. 115-117). Non si tratta, dunque, della sola aspirazione a eccellere, ammissibile quale amore del bene proprio (Sum. theol. II II 162 6), ma della connessa tendenza ad abbassare il prossimo, come chiarisce Oderisi, quando confessa che lo gran disio / de l’eccellenza gli avrebbe impedito, in vita, di esser cortese di riconoscimenti verso un altro miniatore (Pg XI 85-87) e spiega che di tal superbia, appunto, si paga il fio (v. 88) nel primo girone.

Enciclopedia Treccani

Una superbia fuori luogo, e anche fuori fuoco. Secondo la Annunziata per fare il giornalista correttamente bisogna avere una trasmissione: ma non dice che per avere una trasmissione bisogna avere un contratto, mostrarsi proni al datore di lavoro o alla RAI (che, come abbiamo visto anche recentemente, non è disponibile a far dire tutto quello che si desidera).

Allora, la nostra amica dovrebbe sapere che può fare tantissime trasmissioni e tantissime interviste senza incorrere in sanzioni disciplinari – di cui magari è molto spaventata – ma bastava intervistasse il premio Nobel Luc Montaigner o – più vicino – il prof. Livio Giuliani dell’ISPRAS Roma, persone che hanno visioni leggermente differenti dalla massa dei signori rappresentati e tutelati dalla televisione, per andare incontro a problemi e discussioni. Noi siamo disponibili a fornirgli i numeri di telefono, ma dobbiamo chiedergli una cortesia: di non usare più questo tono arrogante.

Altrimenti, saremo costretti a denunciarla all’Ordine dei Giornalisti, per scorrettezza grave nei confronti di un collega.

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