Sangue infetto

Cari amici,

la notizia del giorno che balza subito agli occhi riguarda le vittime di trasfusione di sangue infetto per le quali lo Stato dovrà pagare 10 milioni di euro. La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha sanzionato l’Italia – e non è neanche la prima volta – in seguito al ricorso di alcuni pazienti. Si tratta di 889 cittadini italiani nati tra gli anni ’20 e gli anni ’90 che si erano dapprima rivolti al Ministero della Salute chiedendo un risarcimento per i danni subiti. Oggetto della loro contestazione: il Decreto 2012 che ha impedito il risarcimento per le trasfusioni avvenute prima del 1978, facendone inoltre decadere il diritto qualora la richiesta non venisse fatta entro 5 anni dal riconoscimento del danno biologico.

Con la sentenza della Corte europea di giustizia è, allora, stata fatta? In realtà, la strada da percorrere è ancora lunga! Innazitutto, degli 889 contestatori solo 371 cittadini infettati da Aids o epatite (B o C) riceveranno (finalmente) una forma di compenso, un numero comunque irrisorio se paragonato ai 120mila italiani gravemente malati per i quali il calvario continua!

Ma ripercorriamo brevemente la storia. Tra il 1970 e il 1990 circa 120mila persone si sono ammalate di Aids ed epatite B e C a causa di mancati controlli sul plasma e sui farmaci derivati da parte del Servizio sanitario nazionale. A pagarne le conseguenze sono stati sopratutto emofilici e talassemici, coloro che quotidianamente hanno bisogno di trasfusioni. Tra le accuse rivolte alle case farmaceutiche quella più grave fu di aver immesso – pagando tangenti a politici e medici – sul mercato flaconi di sangue prelevati da soggetti a rischio senza alcun previo controllo.

Ma da allora cosa ha fatto lo Stato?

Dopo anni di lotte campali e di ricorsi in aula per veder riconosciuto il diritto al risarcimento, nel 2007 (con la legge 244) lo Stato stabilisce un risarcimento per ogni malato con un importo massimo di 5-600mila euro. Tuttavia, i criteri per accedere all’indennizzo risultano così serrati da non permettere di fatto attuabile la normativa. Nel 2014 il punto di svolta: su insistenza del ministro Lorenzin viene attuato il decreto legge all’interno della Legge di Stabilità che obbliga lo stanziamento di 100mila euro ai “soggetti danneggiati”.

In conclusione, fino ad oggi le proposte non sono mancate, ma pochi sono stati i “graziati” mentre per la maggior parte il calvario continua. I richiami – come la sanzione della Corte di Strasburgo – avranno anche un certo valore simbolico, ma, allo stesso tempo, risultano un modo per raddolcire gli umori (e neanche di tutti). Oltre il danno la beffa! A questo punto, condanniamoli a morte certa, sarebbe più onesto! A quando la soluzione definitiva del problema? A quando la giustizia?

A presto,

Carlo

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