RAI: MEGA CLASS ACTION PER 17 MILIONI DI ABBONATI

DOPO IL BLITZ DELLA GUARDIA DI FINANZA NEGLI UFFICI DELLA TV PUBBLICA, CODACONS E ASSOCIAZIONE UTENTI RADIOTELEVISIVI LANCIANO UNA AZIONE RISARCITORIA

POSSIBILE COSTITUIRSI PARTE OFFESA NEL PROCEDIMENTO APERTO DALLA PROCURA SULLE SPESE DELL’AZIENDA

E INTANTO GUBITOSI E TARANTOLA RIFIUTANO DI ACQUISIRE DAL CODACONS IL DOSSIER SUGLI SPRECHI RAI. CRITICHE ANCHE VERSO I COMPONENTI DEL CDA DI AREA PD

 

La Guardia di Finanza ha effettuato nei giorni scorsi un blitz negli uffici della Rai a Roma, acquisendo carte e documentazione nell’ambito dell’inchiesta avviata di recente dalla magistratura capitolina.
Lo rende noto il Codacons, che sulle spese della tv pubblica ha presentato di recente un corposo dossier alla Corte dei Conti e alla Procura di Roma, proponendo un incontro al DG Rai Luigi Gubitosi e al Presidente Anna Maria Tarantola proprio per sottoporre alla loro attenzione le spese folli dell’azienda. Richiesta rimasta finora lettera morta.
E dopo il blitz delle Fiamme Gialle Codacons e Associazione Utenti Radiotelevisivi affilano le armi legali e lanciano una mega class action per far ottenere ai circa 17 milioni di abbonati Rai il risarcimento dei danni prodotti da una gestione economica “spavalda” dei soldi pubblici raccolti attraverso il canone: tutti coloro che hanno pagato il canone Rai negli ultimi 5 anni, possono presentare querela individuale e costituirsi parte offesa nel procedimento aperto dalla Procura di Roma, così da avviare l’iter per ottenere, qualora vi siano sviluppi dell’inchiesta e siano accertate irregolarità, il risarcimento dei danni subiti in qualità di soggetti offesi da reato (per una somma non inferiore a 552,5 euro ad abbonato, pari al canone pagato negli ultimi 5 anni).
Non c’è dubbio infatti che l’abbonato Rai risulta doppiamente danneggiato da una gestione errata dei fondi della tv pubblica – spiegano Codacons e Associazione Utenti Radiotelevisivi – Se da un lato vi è un uso scriteriato se non un vero e proprio sperpero dei soldi dei cittadini, dall’altro vi è un peggioramento del servizio e della qualità dell’offerta televisiva, poiché le risorse vengono utilizzate in modo errato.
Per tale motivo tutti gli abbonati Rai possono scaricare il modulo pubblicato da oggi sul sito www.codacons.it (vedi link riportato a fine pagina) e ottenere l’assistenza (totalmente gratuita per chi destinerà il 5×1000 all’associazione) per presentare la denuncia/querela e costituirsi parte offesa.
Intanto il Codacons attacca duramente i membri del CdA Rai di area Pd (Gherardo Colombo e Benedetta Tobagi) i quali, ingessati dai sindacati dei giornalisti, non solo non muovono un dito per combattere corruzione e sprechi, ma addirittura, vedi il caso di Colombo, attaccano ferocemente il partito che li ha nominati all’interno della Rai, senza però dimettersi dal proprio incarico. E pensare che anche a loro l’associazione si era rivolta, segnalando non solo i compensi esagerati elargiti ad alcuni personaggi televisivi (come Bobo Vieri o Gianni Rivera, questione su cui ora indaga la Corte dei Conti), ma anche l’iter assolutamente irregolare seguito per la nomina di Gubitosi, imposto dal premier Monti. Tutte questioni per le quali i due consiglieri hanno mostrato totale indifferenza.

1 Commento

  • Festa del 1° Maggio. Grande assente il lavoro!

    Fervono i preparativi per celebrare quella che è diventata nel corso degli anni una data storica del nostro calendario: il 1° Maggio. Una data ed un giorno nel quale si festeggia “il lavoro” e tutti “i lavoratori” d’Italia. Si montano palchi ovunque in vista di comizi e concertoni. Il tradizionale profumo della porchetta assieme alle note rock va diffondendosi per le vie limitrofe Piazza San Giovanni, la storica piazza romana del lavoro.

    “La piazza del sindacato”, ma quello vero, autentico, quello che sta dalla “parte giusta”, quello che suda, lotta e s’incazza per difendere i lavoratori a spada tratta, senza esitazioni, senza compromessi, senza concedere o negare una firma magari in cambio di uno scranno parlamentare a fine mandato.

    Il 1° Maggio è una delle feste laiche più importanti e sentite nel nostro paese. Una data che riporta alla mente i grandi sindacalisti che hanno fatto la storia di questa nazione e le tante battaglie dei lavoratori per la rivendicazione di quei sacrosanti diritti che un tempo erano impensabili e che oggi, purtroppo, vengono rimessi pericolosamente in discussione: il diritto ad un salario dignitoso, il diritto alla salute, il diritto alla maternità, il diritto allo studio, il diritto alla sicurezza!

    Tanti diritti e altrettanti doveri a baluardo di un solo, grande, unico ed irrinunciabile protagonista: il lavoro! Perché senza lavoro non c’è libertà!

    Milioni e milioni di lavoratori che ogni giorno lottano tra mille difficoltà dettate da ritmi di vita al limite della sostenibilità e da uno stato sociale sempre più debole che latita laddove le famiglie vengono lasciate sole, alle prese con una quotidianità fatta di continui problemi come l’assistenza agli anziani, l’affidamento dei figli, le precarie e disagevoli condizioni di lavoro, le inefficienze del trasporto pubblico.

    Milioni e milioni di lavoratori che comunque e nonostante tutto si alzano ogni mattina all’alba e rientrano a tarda sera a casa per cercare di tirare avanti alla meno peggio, sempre con dignità, senso del dovere e assoluta abnegazione in quel lavoro che la Costituzione vuole come valore fondante della nostra Repubblica democratica!

    Ma oggi, a fronte di quei milioni di lavoratori che festeggiano seppure sotto tono un 1° Maggio dai colori sbiaditi e dalle tinte sempre più opache, con condizioni lavorative che sono di gran lunga peggiorate rispetto a quelle dei loro padri, con salari tra i più bassi d’Europa e con pensioni che non si sa se, come e quando verranno corrisposte, c’è chi se la passa ancora peggio!

    Centinaia di migliaia di esodati che si ritrovano senza un lavoro e senza una pensione, milioni di sottoccupati e sfruttati, in nero, senza alcuna tutela, ma con sempre più doveri e meno diritti, e poi ancora milioni di giovani italiani di qualsiasi estrazione e grado d’istruzione alla perenne ricerca di un lavoro che non c’è, costretti il più delle volte a lasciare l’Italia!

    Ma allora, oggi, che senso ha festeggiare il lavoro se proprio il lavoro è il grande assente di questa festa? Il lume mai affievolito della “speranza” che finalmente questo paese – con l’impegno di tutti, nessuno escluso – ce la possa fare. Il sogno mai smarrito che l’Italia possa finalmente cambiare e riuscire ad assicurare alla propria gente e ai propri figli un futuro migliore, capace di restituire agli italiani, tutti, quella dignità che secoli di storia e anni di battaglie sindacali gli avevano conferito e che oggi gli sono stati miseramente scippati via!

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