Quando i film ci insegnano qualcosa: Annette, da burattino a bambina


Dopo Les choses humaines, che tutti i giovani avvocati (e non) dovrebbero vedere per entrare nell’eterno dibattito sullo stupro e sul consenso (o meno) della ragazza coinvolta, chi studia il fenomeno degli influencer e dei social non può proprio perdersi Annette di Leo Carax – che ha vinto il premio a Cannes per la migliore regia.

Il film rappresenta la perfetta – e difficilissima da trasporre in immagini – storia di un narcisista patologico, un grande cantante che per non essere superato nel successo dalla moglie arriva al punto di ucciderla. Sempre lui, quando si accorge che quella che aveva creduto figlia, Annette, non è davvero figlia sua, ammazza anche il vero padre, ex-amante della moglie.

Ma non finisce qui: quando anche la figlia, un burattino sfruttato prima dalla mamma e poi dal padre per far soldi, sta per sopravanzarlo nel successo finisce per far sparire anche lei. E questa sparizione – che però la trasformerà da burattino in bambina, come fu già per Pinocchio – porterà alla nemesi della vita e dei buoni contro il masochista cattivo. La bambina infatti accuserà il padre di avere ucciso, e questi finirà in galera: da qui, inutilmente chiederà alla bambina di perdonarlo, perdono che lei negherà lasciando il carcere- dove era stata a visitare il padre-  per accogliere – finalmente – la piena libertà. Per il protagonista rimane la punizione più grande di tutte: non poter amare più nessuno – lui proprio uso tuffarsi in audaci mischie con mucchi di femmine da insaziabile narciso- ma soprattutto non poter essere amato da nessuno, la pena peggiore per un narcisista.

Come dicevo in apertura, il film – a parte una citazione improbabile e posticcia del movimento #metoo contro la violenza alle donne – fa trasparire ed emergere il terribile mondo dei social, dove a volte i bambini diventano burattini nelle sapienti mani dei loro genitori (affaristi senza scrupoli), e finiscono ad essere usati per fare profitto. Un fenomeno che abbiamo già denunciato e denunciamo da tempo, e che è diventato purtroppo attuale più che mai, nel completo silenzio dell’ente più statico (ed inutile) della storia d’Italia: l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza.

Una bellissima e difficilissima vicenda che consiglio a tutti di vedere per anticipare l’esito di vicende simili ossia il trionfo del bene e della umanità piena e da rispettare di quei burattini e, forse, la morte o la disgrazia più nera dei burattinai. Come quelle dei vari influencer che pubblicano in continuazione foto dei figli, dal feto alla infanzia, tipo i Ferragnez o Wanda Nara: un bel giorno i loro innocenti e maltrattati pupetti arriveranno all’età della ragione e prenderanno possesso di , diventeranno pienamente esseri umani e non li perdoneranno: non più burattini di legno, impossibilitati a tutelare la propria immagine e la propria riservatezza.

Quel giorno saremo felici per la loro emancipazione, e festeggeremo questa ritrovata, inaspettata libertà.

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