Pubblica amministrazione alla riscossa!

Cari amici,

l’anno nuovo ci vede impegnati in una nuova importante battaglia, la richiesta del maxi-risarcimento a favore dei dipendenti pubblici che da anni subiscono ingiustamente il blocco degli stipendi. Ma facciamo un passo e riassumiamo brevemente la vicenda. Dal 2010 coloro che lavorano nel settore pubblico non hanno ricevuto un adeguato aumento del salario. In altre parole, a un più elevato costo della vita, calcolato dagli indicatori Istat, non è corrisposto l’aumento dello stipendio.

Solo il 24 giugno scorso la Corte Costituzionale ne ha dichiarato illegittima la sospensione. Tutto risolto, quindi? Niente affatto! Perché la sentenza non ha stabilito effetto retroattivo, ovvero, non ha imposto al governo di risarcire i lavoratori che hanno perso più di qualche “soldino” negli ultimi cinque anni.

Non si tratta, infatti, di trovarsi qualche euro in meno in tasca! La stessa Corte dei Conti ha calcolato che il mancato aumento del salario corrisponde alla perdita di 2.700 lordi all’anno per un dipendente ministeriale, mentre un dirigente di seconda fascia non ha ricevuto circa 8.372 euro all’anno, e, salendo ai vertici amministrativi dove la perdita ammonta a 18mila – in alcuni casi, anche 20 mila – euro lordi.

Per questo motivo abbiamo deciso di intervenire a favore dei lavoratori pubblici: in questo senso, chiediamo all’Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni (Aran), anche il rinnovo dei contratti collettivi per il personale pubblico dall’1 gennaio 2016. Una misura già prevista dalla Corte Costituzionale, ma che temiamo possa finire nel dimenticatoio.

Il problema non è da prendere sotto gamba, se consideriamo che il settore dell’amministrazione pubblica conta numerosi adepti. In Friuli Venezia Giulia si contano 85.600 dipendenti, mentre in Calabria il numero supera i 110.000, solo per citare due esempi. Solo facendo sentire il nostro grido di protesta potremo mettere fine a quello che è un innegabile sorpruso!

A presto,

Carlo

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