Più spazio al referendum!

Cari amici,

a pochi giorni dal referendum abrogativo sulle trivelle in mare non posso fare a meno di protestare su una questione che è sotto gli occhi di tutti: i pochi spazi televisivi dedicati al quesito.
Volendo ripassare rapidamente le rivelazioni dell’Agcom, dal 4 al 10 aprile la Rai ha riservato al tema 8 ore e 59 minuti (in particolare il Tg1 si è fermato a 13 minuti), diversamente da La7, che con 11 ore, 34 minuti e 45 secondi (due ore in più rispetto alla tv pubblica e cinque rispetto a Mediaset) ha dato più risalto alla notizia. trivelle2
Insomma, la tv di Stato non si è impegnata abbastanza per spiegare le ragioni del ‘si’ e del ‘no’. Infondo, gli italiani sono chiamati a decidere su una cosa da nulla: se confermare le concessioni perenni alle multinazionali rilasciate da governo, o al contrario, se fermare quella decisione, lasciando che le piattaforme entro le 12 miglia scadano secondo il contratto tra lo Stato e le compagnie!
Questo è perlomeno quello che ci ha voluto far credere il nostro caro premier, che ha più volte – senza reticenza alcuna – auspicato il fallimento. Forse dimentica l’esistenza di due leggi (l’art 98 del 1957 con successive modifiche e la legge del 25.5.1970 n. 352), che puniscono la propaganda astensionista se fatta da persone con un incarico pubblico o se ministri di culto. La pena prevede la reclusione da 6 mesi a 3 anni! Ma, a quanto pare, a Renzi è concesso.
In questi giorni poi, ha sentito il dovere di rompere il silenzio anche il nostro ex Presidente, Giorgio Napolitano, che ha rivendicato il diritto all’astensione, definendo la consultazione popolare “un’iniziativa pretestuosa”.
Nessuna meraviglia, quindi, se nelle fasce orarie di maggior ascolto il Tg1 ha parlato del referendum en volant. Se anche i trivellatori più convinti hanno accusato il servizio pubblico di offrire un’informazione a piccole dosi, qualcosa vorrà dire!
In un Paese in cui per anni, durante le varie interrogazioni popolari, si è inneggiato al raggiungimento del quorum, sembra paradossale che quanto allora veniva criticato (la disaffezione e l’astensionismo dei votanti) diventi ora prerogativa virtuosa. Bella ipocrisia, davvero!

A presto,

CR

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