“Piano pandemico non aggiornato per anni”: quante morti avremmo potuto evitare?


Una verità che chiamare scomoda è dire poco.

Report torna a indagare sulla gestione pandemica da parte del Governo italiano e lo scenario che si profila è a dir poco inquietante.
Riassumendo, un dossier fortemente critico nei confronti del governo sulla gestione della pandemia in Italia è sparito dal sito dell’OMS. Il documento, sparito nel giro di qualche ora dopo la pubblicazione, era stato realizzato da un gruppo di ricercatori dell’Oms-Europa, di stanza a Venezia, e bollava la risposta sanitaria italiana come inefficace.

“Imbarazzava le autorità italiane”, ha sottolineato Sigfrido Ranucci. I ricercatori che l’hanno scritto denunciavano, tra l’altro, il mancato aggiornamento del piano pandemico italiano, risalente al 2006: il documento di cui ogni Stato deve essere provvisto, contenente tutte le direttive da attuare in casi come l’epidemia di Coronavirus. Il nostro piano anti-pandemie (prodotto dal ministero della Salute), apparentemente aggiornato nel 2017, risaliva, in realtà, al 2006 e gli aggiornamenti al piano, obbligatori ogni triennio, erano stati solo “virtuali”: si era trattato di una reiterata opera di “copia e incolla” del medesimo documento, che quindi risultava ovviamente vecchio ed inadeguato. Nessuno, ovviamente, vi aveva mai messo seriamente mano.

Questo documento, insomma, ci fa sostanzialmente capire perché siamo ancora in piena emergenza, dalla mancanza di terapie intensive, alla carenza di personale sanitario, passando per le scorte di mascherine: tutte le falle sono dovute al mancato aggiornamento dei nostri piani preventivi, e solo con fatica e molto tempo si è cercato di porvi rimedio. Critiche, quelle al sistema di “prevenzione” italiano, condivise anche da uno degli attuali componenti del Comitato tecnico – intervistato da Report e che ha mantenuto l’anonimato per ovvie ragioni di riservatezza. Dalla testimonianza del componente “pentito”, è emerso che, a suo giudizio, l’aggiornamento del piano pandemico avrebbe potuto salvare molte vite umane!

La domanda, insomma, è lecita: chi ha sbagliato? Chi doveva accorgersi che gli aggiornamenti erano in realtà dei maldestri copia-incolla e che nulla fosse stato fatto davvero per attualizzare il documento? Quanto ci sono costati, in termini di vite umane, tali errori?

Rispondere a queste domande, è evidente, rappresenta una priorità assoluta per il Paese. Per tutti noi.

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