NON C’È DUE SENZA TRE: EVASIONE PER AMAZON?


Non c’è due senza tre. Stando alle notizie riportate da Repubblica, un altro colosso del web sarebbe finito nel mirino della Guardia di Finanza. Parliamo del gigante dell’e-commerce (e ormai quasi monopolista di questo mercato) Amazon: l’azienda (che fino al 2015 ha mantenuto la sede legale in Irlanda, come tante altre, per approfittare del regime fiscale favorevole) è accusata di aver evaso tasse in Italia per circa 130 milioni nel quinquennio 2009-2014, su un giro di affari da 2,5 miliardi.

I PRECEDENTI. Il caso di Amazon non è il primo, a dimostrazione che il problema c’è (anche se non se ne parla). Lo stesso infatti era accaduto a Google, che nel gennaio 2016, aveva ricevuto un “verbale di accertamento” di quelli che non si dimenticano: conteneva infatti la contestazione di un’evasione da quasi 300 milioni di euro. Google Italia sarebbe stata una “stabile organizzazione occulta direttamente asservita agli interessi economici del gruppo“: avrebbe infatti registrato gli attivi nei bilanci di altri Paesi – soprattutto in Irlanda – dove la tassazione è favorevole (tanto per cambiare). Per questo il P.M. milanese Isidoro Palma ha iscritto nel registro degli indagati per “omessa dichiarazione dei redditi” (articolo 5 del Testo delle imposte sui redditi), alcuni manager. Alla fine, Google dovrebbe chiudere il contenzioso con il Fisco per una cifra tra 270 e 280 milioni di euro.
Lo stesso è accaduto poi con
Apple, che ha già versato 318 milioni di euro per chiudere la questione. L’accusa era la stessa: “omessa dichiarazione dei redditi” dal 2008 fino al 2013. Una cosetta da circa 880 i milioni di euro in tutto: il colosso di Cupertino ha accettato tutti i rilievi delle ispezioni dell’Anti-frode, l’Ufficio grandi contribuenti e l’Agenzia delle Entrate, e accettato di sborsare sull’unghia 318 milioni. Senza dimenticare che nell’agosto 2016 l’Antitrust europeo ha stabilito che il gruppo ha goduto (indovinate dove? In Irlanda!) di 13 miliardi di euro di benefici fiscali illegali (= aiuti di Stato da restituire).

WEB TAX? Sarà ora di regolamentare la questione, facendo pagare ai giganti quello che devono? Più della metà dei nostri connazionali (55%) pensano di sì, e vedono di buon occhio una web tax, ovvero una tassa sui profitti generati nel nostro Paese dai grandi di internet. I dati non mentono: in questo modo si potrebbero tassare i profitti generati in Italia dai più grandi soggetti web (Google, Facebook, Amazon, AirBnB, e chi più ne ha..) con sede legale in Paesi a fiscalità “privilegiata” (ovvero, quasi nulla).

Sarà per questo, che nessuno ha intenzione di approvarla?

A presto,

CR

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