L’eterna attesa dei malati oncologici

Cari amici,

oggi è la Giornata internazionale contro il cancro, organizzata dall’Union for International Cancer Control (UICC), un’organizzazione non governativa che rappresenta associazioni impegnate nella lotta alle neoplasie in oltre 100 Paesi. L’iniziativa vuole sensibilizzare sempre più persone a impegnarsi a livello individuale o collettivo contro il tumore, che ogni anno su scala mondiale causa in media la morte di 8 milioni di persone.
Dal canto loro, gli specialisti raccomandano la prevenzione come l’arma più efficace per combatterlo. Il 40% dei decessi provocati dai tumori può essere, infatti, evitato se si ricorre a misure cautelative come uno stile di vita sano.
In queste occasioni, dalla tv alla radio, dalla stampa alle pagine social si parla tanto di consapevolezza collettiva, di prevenzione – tutti discorsi validissimi – quando in Italia manca in realtà l’abc! Di cosa parlo? Delle interminabili attese di chi si rivolge alle strutture ospedaliere per aver accesso agli esami oncologici, per cui mi vien da dire che allo slogan della Giornata mondiale, “We can, I can” (“Noi possiamo, Io posso”), bisognerebbe “allegarne” un altro: “Il tumore non aspetta”!
Il 2014 in particolare è stato l’anno terribile che ha visto l’aumento sorprendente di segnalazioni al Tribunale dei diritti del malato. La protesta è partita da cittadini esasperati dagli innumerevoli ostacoli incontrati per sottoporsi agli esami oncologici in tempi brevi.
Verrebbe da chiedersi se non sia prevista per i malati di cancro una corsia preferenziale, la possibilità, cioè, di accedere alle prestazioni tempestivamente. In realtà il Piano nazionale di governo delle liste di attesa del 2010-12 prevedeva per i malati oncologici, una volta effettuata la prima visita, di intreprendere un iter diagnostico-terapeutico entro un limite di tempo, stabilito in base alle diverse fasi della cura, all’aggressività del tumore e al quadro clinico. A quanto pare, dalla teoria alla pratica il passo è lungo! Tuttora i malati oncologici incontrano molteplici difficoltà per i più svariati motivi: la copertura territoriale dei reparti specializzati, la sicurezza della struttura ospedaliera, la reperibilità del medico specialista, i viaggi – non proprio economici – per sottoporsi a particolari interventi.
Spesso accade che pazienti si trovino costretti a “inseguire” gli specialisti di riferimento nelle varie fasi dell’assistenza. Per non parlare poi della corsa ai documenti necessari per iniziare i cicli di chemioterapia o radioterapia, che si trasforma il più delle volte in una vera e propria maratona prima di ottenere il lasciapassare.
E l’elenco potrebbe continuare. Chi è costretto a spostarsi – da Sud a Nord o da regione a regione – per subire interventi e cure adeguate non sempre ottiene i rimborsi necessari. La copertura dei costi avviene a macchia d’olio, nel senso che ci sono regioni che rimborsano il malato con un importo fisso o in base al reddito, in alcuni casi, poi, l’accompagnatore e la famiglia non vengono proprio considerati.
Altro nodo irrisolto è, infine, il diritto d’indennità d’accompagnamento (anche per brevi periodi) che spetterebbe alla persona affetta da cancro che segue un trattamento aggressivo, come la chemioterapia, per cui ha bisgono di continua assistenza. Non mi sorprende sapere che anche in questo caso la procedura per il riconoscimento dello stato di invalidità o di handicap si trasformi in un terno al lotto!
In occasione della Giornata mondiale contro il cancro non posso che rivolgermi al Ministero della Sanità e alle istituzioni competenti affinché, anche a livello burocratico, la lotta al tumore venga combattuta, sul serio!

A presto,
Carlo

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