LE MENSE SCOLASTICHE? BOCCIATE!


Cari amici,

l’anno scolastico è terminato da qualche giorno e stavolta, al centro dell’attenzione non sono più gli esami di maturità o i voti delle pagelle, ma il degrado delle mense scolastiche. Nell’ultimo anno ben 37 mense scolastiche sono state chiuse. Dal Rapporto sull’attività svolta dai Carabinieri dei Nas sono emersi particolari raccapriccianti: su 2678 strutture controllate, molte presentano delle irregolarità, dagli alimenti nocivi e mal conservati al mancato rispetto delle norme igieniche.

Eppure, le regole redatte dal Ministero della Salute, le “Linee di indirizzo nazionale per la ristorazione scolastica” parlano chiaro: il menù deve essere stabilito seguendo i principi di una alimentazione equilibrata per tutelare e promuovere la salute, soprattutto nei primi anni di vita.

Oltre al rigoroso rispetto delle condizioni igieniche, il regolamento prevede anche la rotazione dei pasti ogni 4/5 settimane e l’utilizzo di alimenti tipici a scopo educativo, per insegnare il rispetto delle tradizioni alimentari.

Ma le mense scolastiche “fuorilegge” non rappresentano l’unico problema.

Nel nostro Paese la cosa più grave è che non tutti gli istituti usufruiscono di questo servizio. Sapevate che il 40% delle scuole risultano sprovviste di mensa? Ma anche dove c’è, il servizio non è uguale dappertutto, sia per qualità che per criteri di accesso.

Le tariffe per accedere alla mensa scolastica variano da territorio a territorio e non tutti i Comuni garantiscono l’esenzione alle famiglie più svantaggate. Per cui, anche se è incredibile, accade che alcuni bambini vengano esclusi dal servizio mensa se i genitori non sono in grado di pagare.

Ma i fenomeni discriminatori non finiscono qui: come commentare quei Comuni che concedono l’esenzione alle sole famiglie residenti?

Come fronteggiare, allora, tutte queste problematiche? Innanzitutto bisogna aiutare le famiglie più disagiate ad assolvere le spese del servizio.

Servirebbe, poi, un aggiornamento costante e annuale dei dati sulle mense, che permetta agli Enti Locali un monitoraggio continuo e puntuale. Ad esempio, non aiuta il fatto che molte scuole (il 90% sul territorio nazionale) affidino il servizio di ristorazione a ditte esterne, o che diversi istituti (il 65%) si avvalgano di pasti trasportati da cucine esterne.

E, infine, come segno di innovazione, tutti i Comuni – per ora solo l’80% – dovrebbero avere una commissione interna per le scuole del territorio in modo che anche le famiglie siano coinvolte nell’educazione alimentare dei propri figli.

Non siamo ancora arrivati a questo punto, ma già questi primi essenziali passi rappresenterebbero una svolta.

A presto,

CR

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