Italia, Paese della dipendenza!

Cari Amici,

non so se ve ne siete accorti ma in Italia, di recente, le dipendenze vanno di gran moda. Qui da noi la lotta alla ludopatia è affidata allo slogan “gioca con moderazione”: frasetta insulsa, che ovviamente non modera proprio niente e serve soprattutto ad acquietarsi – in un colpo solo – la coscienza e la fedina penale. L’Italia, non a caso, si piazza ottimamente nella classifica dei Paesi con il maggior numero di giocatori; e specialmente, vale la pena sottolinearlo, primeggia nel campo del più alienante, spersonalizzante e inquietante fra i giochi d’azzardo, le slot machine.

Ma d’altronde, a chi importa? A chi importa se un italiano su dieci – un italiano su dieci! – vanta, si fa per dire, un parente o un amico con debiti di gioco? A chi importa se ogni italiano si gioca, in media, 1.650 euro l’anno? A chi importa se il gioco tra adolescenti, spesso in classe, spesso mentre l’insegnante insegna Napoleone o le guerre puniche, è in repentina crescita? A chi importa se, in alcune zone d’Italia, più del 5% del Pil  prodotto si “perde” nel gioco d’azzardo?

Altro giro, altra dipendenza. Le campagne contro il fumo, nel nostro Paese, languono. Noi ci proviamo e denunciamo, denunciamo, denunciamo. Ma il Governo sonnecchia, e anzi quando sonnecchia – almeno – non fa danni. I provvedimenti adottati sono insufficienti, tardivi, e spesso poco incisivi, e questo quando va bene: perchè, quando va male, l’esecutivo amoreggia esplicitamente con la lobby del tabacco, senza neanche i pudori dei flirt riservati.

Le malattie fumo-correlate provocano ogni anno almeno 70.000 morti, e non solo. Per i contabili che antepongono le ragioni dell’economia a tutto il resto, il vizio del fumo è costato alla società europea circa 544 miliardi di euro nel solo 2009, e in Italia si parla di circa 7,5 miliardi di euro l’anno spesi dal Servizio Sanitario Nazionale.

Due questioni, una sola domanda: l’emergenza sociale del tabagismo, come quella del gioco d’azzardo patologico, è incoraggiata dallo Stato, che poi dovrà (deve) intervenire per limitare i danni. Per farlo, spenderà di sicuro più di quanto incassa. E allora, a chi conviene tutto questo?

A presto,

Carlo

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *