IN ITALIA DI LAVORO SI MUORE


È con un certo fastidio che le testate giornalistiche e il circo dell’informazione al gran completo si sono dovuti occupare del gravissimo incidente che è costato la vita a 3 operai del porto di Messina. Il “tema” del momento è il referendum, e questa tragedia gli ha scombinato i piani. A ogni modo, l’hanno fatto con la consueta superficialità: gli slogan sono sempre gli stessi (“dramma dimenticato”, “tragedia silenziosa”), e così le ricette (“fare di più”). Insomma, lo scenario è maturo per tornare allegramente a fregarci del fatto che in Italia, nell’anno 2016, si continua a morire per il pane (più che negli altri Paesi europei, peraltro).

I marittimi impegnati all’interno di una cisterna della nave “Sansovino” della Siremar, infatti, squarciano un muro di gomma: in genere, le vittime sul lavoro non fanno notizia, a meno che non succeda qualcosa di talmente atroce (come il rogo che tolse la vita a 7 operai della Thyssen-Krupp) da richiamare una certa copertura mediatica.

In generale, però, la verità – a volerla vedere – è sotto gli occhi di tutti: le “morti bianche” (espressione tremenda, ma che almeno rappresenta la natura “invisibile” di queste tragedie) non interessano. I notiziari si affannano a non parlarne, e l’irrilevanza del fenomeno sul piano televisivo riflette il generale atteggiamento della classe dirigente nei confronti di una mattanza inaccettabile, persino offensiva per un Paese civile e minimamente sviluppato. A dimostrazione di quanto detto, qualche anno fa si conteggiò il minutaggio riservato a queste notizie nei TG di prima serata. Risultato: di incidenti e morti sul lavoro si parla per lo 0,1% (zero-virgola-uno!) del totale. Zero, o giù di lì.

E pensare che quelli citati sono solo i dati ufficiali. Il fatto che i morti sul lavoro, in Italia, siano molti di più di quelli denunciati rappresenta il classico segreto di pulcinella: lo sanno tutti, ma non lo dice nessuno. Anzi, quasi nessuno: per l’Osservatorio Indipendente di Bologna, i morti sarebbero più del doppio di quelli segnalati.

Per tutti questi motivi la tragedia di Messina merita un’attenzione diversa. Abbiamo già chiesto di verificare in particolare l’attività di Comune ed enti locali, dell’Inail e dell’Ispettorato del Lavoro relativamente a controlli, verifiche e rispetto delle norme di sicurezza sui luoghi di lavoro.

È ora di fare luce su questa strage; senza voltarci dall’altra parte per paura di vedere.

A presto,

CR

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