Il disastro delle adozioni

Cari amici,

in questi giorni, visto l’avvicinarsi del FamilyDay, si è fatto un gran parlare di adozioni, famiglia, diritti civili e quant’altro.

A prescindere da chi abbia ragione e chi abbia torto – cosa che non spetta a me decidere – nessuno si è preoccupato di spendere una parola per i bambini, i veri protagonisti di tutta questa querelle.

Mentre i partiti si accapigliano per la cosiddetta stepchild adoption, nessuno si è degnato di riflettere anche solo un secondo sul disastroso meccanismo delle adozioni in Italia. Forse perchè i bambini non votano?

Come tutti saprete, i minori, orfani o sottratti per i più svariati motivi ai propri genitori, nell’attesa di essere adottati vivono in quelli che un tempo chiamavamo orfanotrofi: strutture con letti a castello e camerate comuni che dal 2001 conosciamo come “case famiglia”. L’idea che ha guidato questa finta rivoluzione era quella di riproporre la formula familiare, con una coppia che ospita un numero ridotto di minori, coadiuvata da addetti ai lavori. In sostanza, non è cambiato nulla!

In assenza di dati certi, si stima che i bambini parcheggiati in queste strutture siano circa 35mila, a cui si aggiungono i 400 neonati abbandonati ogni anno alla nascita.

Parliamo di bambini che di certo non hanno un vissuto facile alle spalle e che già a 4 anni hanno dovuto combattere con la burocrazia. La loro vita è fatta di cooperative, istituzioni, servizi sociali, tribunali ma soprattutto di incertezza: sanno quando entreranno in casa famiglia ma non sanno quando ne usciranno.

35mila bambini per un numero assolutamente ridicolo di adozioni nazionali: tra le 1000 e le 1300 all’anno.

Perchè? Ve lo spiego subito. Tra lasciando il fatto che l’Italia è l’unico Paese al mondo in cui per adottare un bambino devi subire un processo, il vero motivo è soltanto uno, l’unico che guida tutti i malfunzionamenti italiani: i soldi!

Ebbene sì, anche un tema delicato come le adozioni costituisce per alcuni individui un bieco affare. Un affare da 1 miliardo e mezzo di euro l’anno, o forse più.

Dovete sapere che le case famiglia sono finanziate dai Comuni. Un tariffario nazionale di riferimento non esiste, ognuno fa le cose a modo suo, ma tra vitto, alloggio, cure mediche e psicologiche, un bambino costa allo Stato dai 70 agli oltre 400 euro al giorno. Sì avete capito bene, al giorno!

Moltiplicate questa cifra per il numero di bambini che mediamente ospita una struttura e per tre anni, il periodo medio di permanenza, e il gioco è fatto!

Una casa famiglia riesce ad incassare per un solo bambino ben 150mila euro all’anno! Nel momento in cui il comune non ce la fa più – specie se di piccole dimensioni – la struttura chiude e i minori vengono scarrozzati altrove, dove c’è qualcuno disposto a pagare per mantenerli.

Insomma, per queste realtà i bambini sono una vera miniera d’oro e un’adozione in più rappresenta una retta in meno. Ecco svelato l’arcano!

E anche in questo il nostro Paese ovviamente pecca di trasparenza. Non sappiamo quanti sono i bambini adottati, quanti quelli adottabili, quanti finanziamenti ricevono esattamente le case famiglia.

E il nostro governo non se ne preoccupa affatto. Al nostro governo non interessa la sorte di quei 35mila bambini, interessa portare alla ribalta temi caldi che possano far guadagnare voti e consensi. Il tutto sulle spalle di bambini che aspettano semplicemente una famiglia.

A presto,

Carlo

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