CONTRO ABUSI TELECAMERE IN CASE DI CURA E STRUTTURE SANITARIE


L’hanno chiamata “Riabilitazione invisibile”: è l’operazione con cui i Nas di Potenza hanno eseguito un’ordinanza di applicazione di misure cautelari per 15 persone di una struttura riabilitativa di Venosa. Tra loro – a quanto pare – dipendenti, medici e (addirittura!) un religioso. L’accusa? Terribile: ripetuti e violenti maltrattamenti nei confronti di alcuni disabili.

Non si tratta, purtroppo, di una novità: ormai non passa giorno senza la notizia di arresti e inchieste su maestre e dipendenti di case di cura e strutture sanitarie accusati di percosse e maltrattamenti su bambini, pazienti anziani o disabili. Siamo di fronte ad un preoccupante allarme ed è evidente che servono più controlli su tutto il territorio, per verificare le condizioni di assistenza ai pazienti e l’adeguatezza del personale in servizio.

Nessuno interviene, come al solito, e la situazione è sempre più grave. Alcuni rimedi? Il Ministero della Salute deve intervenire sia effettuando ispezioni a tappeto nelle case di cura e raccogliendo le segnalazioni dei pazienti e dei loro familiari, sia installando telecamere di videosorveglianza in tutte le strutture.
Solo così è possibile prevenire episodi di violenza come quello di Venosa. Casi aberranti perché coinvolgono soggetti che non possono né difendersi, né denunciare gli abusi; casi che ci chiedono, anzi ci impongono, di fare qualcosa ora.

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