Berlusconi come Evgeniy Shigalov. Che ci facciamo con Silvio in galera?

Tutte le diatribe in corso su Berlusconi a me sembrano davvero fuori luogo.

Innanzitutto mi fanno ridere i politici, specie quelli di sinistra, che dicono che la “legge è uguale per tutti”, e che cacciare Berlusconi dal Senato è un atto dovuto ineluttabile per rispettare la
legge.

Dove erano questi legulei e legalisti quando Berlusconi governava indisturbato con un clamoroso conflitto di interessi addosso? E dove erano quando poi hanno governato loro? Non se ne erano accorti? O non avevano le palle per farlo fuori con una buona legge sul conflitto di interessi?

Poi c’è quella becera Magistratura che in udienza urlava che lui era poco morale con le ragazze (alcune delle quali escort ) e perciò andava condannato, aggiustando la norma all’etica secondo i propri comodi. Magistratura che però non è mai arrivata ad autocriticarsi quando ha sbagliato, perché forse sbagliare per un magistrato è un comportamento etico.

Ma dimenticavo che in effetti la Magistratura non sbaglia mai, nemmeno quando tira fuori le inammissibili e inutili intercettazioni di Napolitano per creare un partito che ha avuto il merito di aver eliminato tutta la c.d. sinistra extra: i verdi dell’approssimativo e inquisito anche lui Pecoraro, il cachemire e occhialino più salottiero (dopo la Marini) del Paese e, soprattutto, il peggio questurino mai conosciuto, quel Di Pietro che ebbe la capacità di “imbrogliare” anche me (ma di questo rimando ad altra occasione) all’epoca delle elezioni politiche prodiane, proprio me maestro contro le truffe!!

Allora io dico, facciamo come in Bielorussia, dove la gente passa sotto il palazzo dell’arena e dice tutta soddisfatta: “ecco quel farabutto ha pagato la pena e noi ce la godiamo sta pena…”. Il direttore generale Evgeniy Shigalov è stato condannato nel 2008 per abuso di potere e mega evasione fiscale, ma ha ricevuto la grazia da Alexander Lukashenko in cambio di quasi 40 milioni di dollari e la promessa di finanziare “Zhizhovka-Arena” fino al completamento dei lavori.

Ecco, ci vuole un dittatore per decidere una cosa così semplice?

Facciamo costruire a Silvio il palazzo dello sport delle prossime Olimpiadi e basta!! Ma come si fa a dire che uno che ha avuto 8 milioni di voti può essere cacciato dal Parlamento in rispetto alla
legge Severino? “Ma mi faccia il piacere!” – diceva il principe De Curtis – sarebbe una lesione gravissima della volontà popolare e non può essere trattato come un qualsiasi altro concittadino.
L’uguaglianza – sembrerà strano – deve essere tarata con il caso concreto, come si fa quando il soggetto è malato o incapace di intendere e di volere, ammazza 20 persone e se ne va a casa o per
pochi anni al manicomio. O come lo Stato perdona chi, ubriaco o sotto effetto di droghe, ammazza una famiglia mettendosi al volante, senza poi scontare nemmeno un giorno di carcere. In questi casi però non esiste incompatibilità…sic!!

Comunque noi del Codacons, se serve ad evitare la crisi (il buon senso e il diritto offrivano mille chances di rinviare la decisione senza nemmeno vergogna) accogliamo a braccia aperte Silvio nei servizi sociali presso i nostri uffici, e anche la fidanzatina e, se serve, anche il cane Dudù.

2 Commenti

  • Popolo sovrano o popolo bue?

    Per chi è credente, per chi è cattolico cristiano, il mondo venne creato dal Padreterno in sei giorni: il settimo riposò! Lui, il Cavaliere, che si crede il Padreterno – almeno in fatto di miracoli, anche se poi tutti noi sappiamo come è andata a finire la storiella del ‘miracolo italiano’, e in termini di eternità, anche se gli auguriamo lunga vita biologica, prima o poi anche qui verrà sconfessato – Lui, dicevamo, non riposa. Non dorme da cinquantacinque giorni, e assicura: Imu-Iva in 7 giorni, poi le elezioni.
    Per chi credente non è, invece, il mondo è saltato fuori dal caos, da una sorta di grande big bang.
    E allora delle due l’una. O Berlusconi è per davvero il Padreterno e allora non solo il Pdl-FI, ma neppure l’Italia può fare a meno di lui. Oppure proprio da questo caos, scatenato dai governicchi “tecnici” e da quelli delle “larghe intese”, deve iniziare la ricostruzione del Paese. Altrimenti, quale altro grande botto dobbiamo ancora attender per far rinascere dalle ceneri una nazione letteralmente devastata dalla mala politica?
    Il tentativo di seguire la logica perversa di chi da opposte posizioni, almeno stando a ciò che pubblicamente dichiara, stringe alleanze inciucione e da vita per ben due volte a governi bi-colore, pur sapendo di andarsi a mettere con un ‘condannato’, trova spiegazione solo nel tentativo estremo di mantenere l’attuale “sistema”, atto a garantire non “il bene del Paese”, come vogliono farci intendere, ma soltanto lo status quo di una classe dirigente inetta e cialtrona!
    E come disperato e anacronistico appare il tentativo del partito di D’Alema di mantenere la nomenclatura a Largo del Nazzareno, altrettanto maldestro è il tentativo di far passare in cavalleria le gesta poco epiche del Cavaliere, imputandole a “certa magistratura”. Un fatto è certo: l’era “D’Alema – Berlusconi” è finita. E se è del tutto naturale che i diretti interessati mettano in campo ogni sorta di stratagemma per rimandarne la fine e prolungarne l’agonia, non è comprensibile come il popolo italiano assecondi e avalli nel segreto dell’urna questa situazione.
    D’Alema le sta provando tutte per non consegnare il “suo” partito nelle mani del nuovo che avanza.
    Berlusconi le sta provando tutte per non essere sbattuto fuori dalla stanza dei bottoni e lasciare il “suo” partito e quindi il destino delle sue aziende in mano a quel nuovo che… proprio non c’è in casa Pdl-Forza Italia!
    In pochi giorni siamo passati dalle larghe intese al malinteso di chi pensava di ottenere un qualche “salvacondotto-politico” dal governo del grande inciucio voluto dal Quirinale. Siamo passati dallo “statista-berlusconi” che nel video messaggio assicura la continuità al governo Letta, alle dimissioni di tutti i parlamentari con l’esclusione dei ministri, alla dimissione dei ministri “decisa da lui solo”, al ritiro delle dimissioni dei parlamentari e all’ingiunzione a Letta “ad approvare in sette giorni quattro o cinque provvedimenti” e poi andare ad elezioni.
    Fatto sta che l’IVA è aumentata di un punto – grazie alle ‘subdole intese’ Pd-Pdl – e gli italiani saranno costretti a rimettere mano al portafogli per mantenere il debito pubblico sotto i parametri imposti dalla Troika e questa classe politica lì dove ancora si trova!
    Alla luce di certi fattacci, Pd e Pdl-FI non sono più votabili! Continuare a votarli sarebbe masochismo allo stato puro. Continuare a votarli equivale ad essere complici di una classe dirigente che con la politica campa sulle spalle dei cittadini, spacciando la strenua difesa dei propri privilegi, come impegno per il Paese, rispetto della Costituzione e senso di responsabilità. Ma cos’altro devono ancora ‘combinare’ lorsignori per non farsi più votare dal popolo? Alla resa dei conti, di quelle elezioni politiche che prima o poi chiameranno gli italiani alle urne, il dilemma sarà: popolo sovrano o popolo bue?

  • Ci sarà pure la crisi, ma per tanti l’Italia è ancora il Paese della cuccagna!

    Il nostro, è un Paese che non conosce vergogna. Un Paese dove i soldi non ci sono per riparare strade, scuole e ospedali, per portare salari e pensioni a livelli dignitosi, per investire nell’occupazione giovanile, per assistere decentemente gli italiani più deboli e indifesi: bambini, malati, e anziani.

    I soldi ci sono soltanto per “loro”! E per consentire a lorsignori la bella vita di sempre spremono di tasse il popolo italiano come un limone.

    Due casi su tutti, senza che alcuno se ne voglia a male, dacché non sé mai visto al mondo, tontomeno nel Belpaese, tizio, caio e sempronio rifiutare danari quando gli vengono legalmente corrisposti. Perciò, semmai vergogna ci fosse – viste e considerate le pietose condizioni in cui versa il Paese – non sarebbe di chi certe somme le incassa, ma di chi gliele dà!

    Franco Bernabé, il primo amministratore delegato a confessare candidamente che gli hanno venduto l’azienda a propria insaputa, ha presentato le sue dimissioni da presidente esecutivo di Telecom Italia. Un addio da 6,6 milioni di euro, il suo. Tanto vale la buonuscita del manager concordata dal consiglio di amministrazione dell’Azienda.
    Maurizio Crozza, l’attore e comico che passa dalla favola alla realtà a suon di euro, sembra aver trovato per davvero il suo “Paese delle meraviglie”: la Rai. Per lui è pronto un contratto tra i 20 e i 30 milioni di euro in due anni.

    Il fatto raccapricciante è che, guarda un pò le combinazioni della crisi, fiumi di denaro finiscono sempre in una sola direzione: manager pubblici e privati, politici, calciatori, attori e ballerine! Mai che una briciola cada, almeno per sbaglio, sul piatto di un cassintegrato, di un disoccupato, di un pensionato, di un operaio o di un lavoratore dipendente!

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