Addio alle scuole insicure

Cari amici,

non so se ricordate la storia del liceo scientifico “Darwin” di Rivoli, un piccolo comune in provincia di Torino: il 22 novembre del 2008 crollò il controsoffitto dell’aula della 4a D, morì un ragazzo – Vito Scafidi – di soli 17 anni, un altro – Andrea Macrì – rimase paralizzato e costretto sulla sedia a rotelle e i loro 16 compagni di classe riportarono diverse lesioni, più o meno gravi.

Il percorso giudiziario di questa triste storia si è concluso nell’ottobre del 2013, con sei condanne per i reati più disparati: disastro, omicidio e lesioni colpose.

A dover scontare la pena detentiva anche i tre insegnanti responsabili della sicurezza della scuola.

Beh, pochi giorni fa la Cassazione, con una sentenza che azzarderei a definire storica, oltre a confermare le condanne già stabilite, ha affermato che: “Le scuole che non offrono un adeguato livello di sicurezza per l’incolumità degli allievi e del personale che ci lavora devono essere chiuse su iniziativa degli insegnanti che hanno accettato di ricoprire il ruolo di responsabili della sicurezza e prevenzione e che agiscono su delega del preside e non possono rimanere inerti di fronte a criticità foriere di pericoli”. La scuola ed i responsabili alla sicurezza, dunque, sono considerati tra i principali responsabili per quanto riguarda la sicurezza edilizia.

La scuola stessa, sostengono i giudici, deve obbligatoriamente dotarsi di tutte le misure necessarie a garantire l’incolumità dei propri studenti. E, intervenendo a tal proposito sul caso del liceo Darwin, la Cassazione scrive che: “Tale obbligo è stato palesemente violato a causa della mancata liceo_darwinvalutazione della inadeguatezza dell’edificio sotto il profilo della sicurezza a causa della presenza del vano tecnico sovrastante il controsoffitto“.

E agli insegnanti del Darwin che avevano accettato di ricoprire il ruolo di responsabili della sicurezza, privi delle competenze necessarie, i giudici hanno risposto per le rime, replicando che chi non è in grado di svolgere tale compito ha ben tre possibilità: darsi da fare per acquisire le suddette competenze, utilizzare le conoscenze di chi ne dispone oppure segnalare al Preside la propria incapacità.

Insomma, cari professori l’ignoranza non può e non deve essere una scusa. I “non sono in grado” e i “ma io non lo sapevo” non valgono più. E’ ora di assumersi le proprie responsabilità e pagare le proprie colpe, proprio come i tre insegnanti condannati che hanno fatto finta o non hanno capito che quel controsoffitto era una vera e propria bomba ad orologeria, destinata ad esplodere sulla testa dei propri studenti!

A presto,

CR

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